INNOVAZIONE

Da dove nasce l'innovazione?

“Dalla volontà di miglioramento continuo, andando oltre l’obbligo normativo.”

― Andrea Duranti - Health, Safety, Environment Manager

“Dal benchmark continuo tra quello che si aspettano i clienti e quello che i competitor possono offrire.”

― Marco Benincasa - Business Development Director

“È una necessità evolutiva, una spinta a crescere, aumentare la propria massa muscolare nel mercato globale.”

― Paolo Zenone - Industrial Dividion Director

“Dalla valorizzazione delle lavorazioni, della tecnologia, delle risorse umane.”

― Daniele Biagioni - Production Manager

“La maturità di alcuni mercati ci spinge a innovare i prodotti o la nostra presenza, anticipando le richieste dei sistemi.”

― Alessandro Ventura - Corporate Technical Director

“Dobbiamo lavorare molto sull’innovazione nel quotidiano: farci trovare pronti con nuove soluzioni anche senza aspettare che ci vengano richieste direttamente.”

― Stefano Laurenti - Corporate HR, Organization, ICT Manager

Cos'è l'innovazione?

CARLO PACIFICI - MTU GENERAL MANAGER

Un termine spesso abusato nel mondo imprenditoriale italiano, eppure chiave di lettura essenziale e ineludibile per capire il valore del nostro lavoro. L’innovazione va contestualizzata, definita, praticata: riempita di significato. Con questo secondo numero del Magazine, vogliamo raccontare cosa significa innovazione secondo MTU.

Un impegno. Una vocazione, un atteggiamento trasversale che si riverbera in ogni fase della vita aziendale, anche in quelli meno intuitivamente ad essa connessi: innoviamo facendo ricerca sui materiali; innoviamo sviluppando nuovi prodotti e perfezionando quelli esistenti; innoviamo cercando nuovi mercati e nuovi contesti commerciali. Ma innoviamo anche con il nostro lavoro, migliorando le nostre relazioni, nel modo di gestire le risorse umane del nostro gruppo che coinvolge quattro continenti, integrando nella quotidianità del lavoro metodologia, responsabilità, visione e rispetto per le differenze che ci arricchiscono.

Come questa predisposizione indirizza le nostre scelte e la nostre decisioni? E infine, come tutto questo si traduce in un vantaggio differenziale e competitivo? Lo abbiamo chiesto a chi, ogni giorno, ci aiuta a spostare il nostro orizzonte un passo più avanti: voi.

Da dove nasce l’innovazione? A volte dalla raggiunta maturità di un mercato, altre dall’incontro con salti evolutivi e necessità commerciali. Sempre, dalla nostra predisposizione a non farci trovare impreparati alle sfide continue che il mercato ci presenta. Innovare è una necessità che non possiamo ignorare né come parte di una azienda, né come esseri umani. Buona Lettura.

Dallo stimolo, la risposta: innovazione come pratica quotidiana.

ANDREA DURANTI, ALESSANDRO VENTURA, PAOLO ZENONE

L’innovazione assume in MTU forme differenti. Ma come comune denominatore ha il suo essere un esercizio di crescita quotidiano, che coinvolge tanto le piccole che le grandi cose. Si traduce in vario modo, dall’evoluzione del prodotto, alle strategie commerciali, alle buone pratiche attuate anche in quei settori ziendali che non sono solitamente percepiti come strategici in termini di innovazione, ma che possono in realtà generare nel medio periodo risultati e vantaggi sorprendenti. È il caso di Ambiente e Sicurezza, dove ritroviamo due progetti innovativi: Andrea Duranti, ci racconta come MTU sia impegnata in progetti che riguardano l’Economia Circolare, un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo, espresso mediante la volontà di prolungare la vita utile dei prodotti, determinandone un riutilizzo a fine vita, considerando questo aspetto fin dalle fasi di progettazione.

Questa è l’innovazione realizzata: tale approccio permette di ridurre la quantità di scarti e rifiuti e stimola il recupero funzionale di parti e prodotti. Il progetto di Simbiosi industriale, in collaborazione con Regione Umbria e altre aziende del territorio, vuole realizzare una sorta di borsa comune dei materiali, cedendo ciò che per una azienda è scarto ad altre aziende per le quali può costituire materia prima.

Il progetto pilota Proper, invece, è sviluppato con con ENEA e Sviluppumbria, per l’efficienza delle risorse, individuandone il migliore sistema di gestione. Nel settore della Sicurezza MTU sta applicando il metodo del risk assessment e del risk prediction per individuare le condizioni non sicure e soprattutto le azioni non corrette: tale attività, introdotta con l’avvio del WCM, contribuisce ad un’approfondimento dell’analisi del rischio già esistente, superando l’obbligo normativo del Documento di valutazione rischi.

In altri casi, invece, innovare significa cambiare il modo di pensare al prodotto: succede soprattutto in mercati maturi, come quello degli elettordomestici. “Le evoluzioni in questo settore hanno fatto sì che lo sviluppo della tenuta non fosse più soggetto a grande innovazione: ci siamo dovuti orientare su altre funzioni, sviluppando ad esempio boccoline in PTFE, unici sul mercato. Il mercato stesso ci ha spinto a innovare cambiando il prodotto per poter fornire una funzione diversa” dice Alessandro Ventura.

Anche lo sviluppo industriale partecipa a questo processo. Secondo Paolo Zenone “la strategia si differenzia dal passato in cui ci si concentrava nella ricerca di nuovi clienti nel settore tradizionale delle pompe centrifughe di piccolo taglio (Low duty — impieghi non gravosi). Comunque si voglia considerare il grado di maturità di un mercato o l’evoluzione delle nostre società,

un fatto resta centrale: l’acqua va movimentata. Va portata dove non c’è, o va fatta defluire dove ce n’è troppa.

Questa consapevolezza ci spiega come il know-how accumulato da MTU sarà sempre strategico, se saremo pronti ad adattarlo alle esigenze emergenti, innovando anche il nostro modo di stare sul mercato: ad esempio allargando i nostri settori di intervento e il nostro portafoglio prodotti, come stiamo facendo con le acquisizioni di HUHNSEAL (per impieghi impieghi più gravosi, come nel settore delle acque sporche o slurry, o nel settori cartario, nel Food & Beverage, dove si  cerca di arrivare a un livello di standard igienico della tenuta meccanica davvero estremo) di Fugesco (società canadese nel settore Hydro-Power per le tenute di grandissimo diametro — fino a 4 m), e di una società in Germania specializzata in tenute per compressori a doppia vite, un settore del tutto nuovo per MTU”.

Prodotto, mercato, sostenibilità. Ma si può innovare anche il processo. “Dal mese di Aprile 2018 l’organizzazione del Processo è sotto l’area tecnica, con gestione unica: Sviluppo e Processo devono andare in parallelo. Si deve progettare il prodotto in funzione del suo processo, anche per gestire le specifiche di costo del prodotto fin dallo studio di fattibilità, per una visione unica e condivisa. L’innovazione deve seguire l’evoluzione del mercato: è un percorso costante, è rendersi disponibili al cambiamento. I tempi evolutivi sono accelerati rispetto al passato, in pochi mesi si passa da ieri a domani, rispetto alla tecnologia integrata nei macchinari, in cui tra l’altro i dettagli sono essenziali, non esiste più nessuna concessione all’improvvisazione.

Si deve in qualche modo essere già esperti, e questo lo si affronta solamente con un processo continuo di evoluzione

ponendosi le giuste domande e comprendendo le risposte che la ricerca offre. Soprattutto in un settore (come l’automotive) a basso tasso di concorrenza, si lavora su prodotti sconosciuti, per i quali non c’è un know-how diffuso a livello mondiale, ed è complesso mettere in fila soluzioni già pronte o disponibili sul mercato. Quindi anche l’interfaccia coi fornitori è un passaggio fondamentale di questo processo, per scongiurare risposte non adeguate. L’Innovazione è la capacità di intuire e interpretare i cambiamenti, grazie alle competenze interne non solo di progettazione, ma anche i messa in produzione, di processo. Si deve essere pronti a rivedere le proprie convinzioni e la propria competenza, lavorando sulla capacità di confrontarsi con i fornitori, perché l’innovazione tecnica è anche esterna all’azienda”, dice Alessandro Ventura.

Piano industria 4.0 e WCM. Innovare oltre le norme.

ANDREA DURANTI, DANIELE BIAGIONI, MARCO BENINCASA, DARIO BECCARI

Il termine Industria 4.0 indica una tendenza dell’automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti. Il Piano Industria 4.0 ne è l’attuazione normativa nell’ambito dell’iniziativa Europea Industry 4.0. (misure per incentivare gli investimenti funzionali alla trasformazione tecnologica).

Il World Class Manufacturing è una metodologia, non un obbligo normativo. Ma si sta imponendo come standard operativo nel settore della produzione industriale, affrontando le problematiche, (manutentive, logistiche, qualitative, di sicurezza, organizzative, di organizzazione del posto di lavoro) sulla base della loro incidenza economica. Le attività di tutti i team sono orientate alla realizzazione di progetti a obiettivo zero: zero difetti, zero guasti, zero incidenti, zero scorte.

Entrambi i temi hanno però in comune il fatto di offrire degli spunti per l’innovazione di ogni aspetto del ciclo lavorativo dell’azienda. Ma, come spesso accade, la capacità di vedere oltre la norma o il protocollo permette di ottenere risultati anche maggiori, di modificare e metabolizzare elementi di cambiamento, di scoprire nuove forme di crescita e sviluppo e, soprattutto, di anticipare il futuro.

Così Andrea Duranti ci spiega come il nuovo Sistema di Monitoraggio Energetico Informatizzato sia emblematico in questo senso. “Da tempo abbiamo avviato il monitoraggio energetico per controllare i consumi e per essere conformi alla norma (L. 102/2014). Ma abbiamo superato il dettame normativo. Lo stiamo rendendo sempre più automatizzato e stiamo aumentando il numero di sensori per i vettori energetici. Questo ci faciliterà la diagnosi energetica del 2019, che dovrà essere effettuata a partire da dati misurati e ci permetterà di mettere a punto un pannello di controllo personalizzato, per gestire gli indicatori chiave potendo monitorare le performance di ogni reparto e delle macchine principali.

Investire in innovazione oltre l’obbligo, si traduce in un vantaggio strategico, anche a breve termine.

Si possono fare interventi immediati per mal funzionamenti ovvero interventi programmatici su processi troppo energivori. Tutto questo potrebbe anche diventare la base per future certificazioni di sistemi di gestione con indicatori sempre più evoluti, proiettando MTU di diritto nel futuro della Quarta Rivoluzione industriale.

Nelle parole di Daniele Biagioni troviamo la sintesi di come un approccio aperto e integrato sappia generare conseguenze concrete. “Il protocollo del WCM ha portato ad incrementare l’analisi delle lavorazioni, delle tecnologie, delle risorse umane. Abbiamo stabilimenti molto sviluppati a livello di innovazione, con alto contenuto tecnologico e di automatizzazione, con sistemi di visione con controllo al 100% della componentistica e dei processi. Stiamo cercando di introdurre l’Intelligenza artificiale anche nei sistemi industriali, ad esempio le operazioni di cernita. Così uniamo l’input normativo a molteplici spunti operativi: riduzione degli scarti, miglioramento processo produttivo, aumento produttività per essere concorrenziali sul mercato globale, arrivando a realizzare prodotti con costi contenuti ma qualità eccellente, aumentandone anche la vendibilità”.

Tutto ciò ha delle conseguenze anche al di fuori dell’Italia, in quella che per MTU è una “ri-localizzazione estera, non una de-localizzazione”, come ricorda Marco Benincasa. I processi di Innovazione sono principalmente legati alle attività della sede di Campello sul Clitunno, soprattutto quanto è legato alla progettazione di prodotti e processi. Poi, come racconta Dario Beccari, “su input della casa madre è importante che tutti gli stabilimenti esteri sappiano mettersi a pari passo”. Chiaramente esistono condizioni e tempistiche differenti, ma in questo caso ciò che diventa fondamentale è la predisposizione e l’atteggiamento. “Da un giorno all’altro potranno cambiare metodologie e tempi di lavoro, e noi ci stiamo strutturando per recepire e affrontare questi temi, anche lavorando sulle risorse umane, preparando il campo a livello di background culturale di predisposizione all’innovazione. Prepariamo il terreno per poterci allineare alla casa madre, predisponendo le nostre risorse al cambiamento. È necessario intervenire sulla struttura a volte, per renderla funzionale all’adattamento. Non è possibile permettersi il contrario, soprattutto in un frangente storico come questo”.

Il tema della reazione all’innovazione è quantomai importante. “Oggi innovazione implica un cambiamento, spesso anche nelle proprie abitudini e nella pratica del proprio lavoro.

Innovare significa in vario modo, mettersi in discussione.

È naturale che questo possa generare resistenza - per lo meno in un primo momento. È molto interessante osservare invece come in MTU le persone cominciano ad essere abituate ai cambiamenti, anche delle procedure. L’ambiente è diventato reattivo alle novità e al miglioramento, e questo aiuta i singoli ad adeguarsi con minori difficoltà”, racconta Andrea Duranti.

Processo visibile soprattutto a chi, come Daniele Biagioni, si occupa di Workplace Organization, attività fatta fianco a fianco con i dipendenti. “Il nostro WCM è incentrato sul coinvolgimento, per aumentare la capacità di comprensione e accettazione. I criteri sono quelli del WCM ma teniamo molto conto dell’operatività delle persone.

Ergonomia, ambiente di lavoro, facilità. Questo porta ad accettare di buon grado l’innovazione che altrimenti a volte genera resistenze, quando implica un cambiamento di abitudini inveterate. Queste ovviamente possono dipendere anche da questioni anagrafiche e culturali, ma il coinvolgimento dell’operatore è il primo passo per rendere già reale il cambiamento: a volte nell’inconsapevolezza dei gesti esiste già un’intelligenza migliorativa dei processi. Se si resta focalizzati solo sull’aspetto numerico della produttività si possono avere reazioni negative. Invece un percorso partecipato fa rendere conto dei miglioramenti, della fatica fisica risparmiata, della nuova semplicità scoperta.

Farsi trovare pronti all’emergere di novi scenari è fondamentale. Mette in pratica quella visione a lungo termine che permette di anticipare i salti tecnologici”.

L'intelligenza emotiva dei sistemi

STEFANO LAURENTI

Di rado in una struttura aziendale l’architettura dei sistemi informativi si trova associata al management delle risorse umane. La scelta operata in questo senso da MTU è programmatica: la gestione e lo sviluppo dei sistemi informativi è un’eccezionale leva di sviluppo che risponde direttamente al forte impegno aziendale per l’innovazione, in grado anche di tradurla in termini concreti e di azioni quotidiane.

Ne abbiamo parlato con Stefano Laurenti. “Utilizziamo lo sviluppo delle Risorse Umane per introdurre concetti altamente innovativi anche dal punto di vista della gestione e del presidio delle competenze”, racconta. “Siamo supportati da progetti come Impresa 4.0 e Digital Transformation che hanno un potenziale innovativo molto alto. Ma già in tempi meno sospetti abbiamo iniziato attività innovative costruendo un metodo avvolgente, che parte dalla valutazione delle posizioni aziendali per definire un profilo di competenze necessarie, lavorando poi sulle persone in possesso di quelle competenze.

C’è sempre un gap tra l’atteso e il posseduto, rispetto a una posizione ricoperta: con una metodologia innovativa, algoritmi e attività di valutazione oggettiva, copriamo questa differenza, anche con interventi che definirei di education (superando il concetto di formazione),  ricercando il coinvolgimento attivo delle persone. Ci sono chiaramente delle resistenze, legate alle abitudini operative e gestionali di un ambito molto tecnico come il nostro, in cui spesso si fatica a entrare in meccanismi più trasversali.

Perciò due anni fa abbiamo avviato un percorso profondo, che coinvolge tante persone in azienda, sull’intelligenza emotiva. Ci siamo resi conto di avere dei bravissimi tecnici dal punto di vista del know how, ma molti di loro avevano delle difficoltà a gestire al meglio gli aspetti relazionali del lavoro e valorizzare le proprie risorse emotive. Abbiamo iniziato interventi di aula coinvolgendo psicologi, con riscontri enormi e molto positivi, con percorsi di coaching per contestualizzare il tutto nella realtà del lavoro. Questo ha prodotto notevolissimo aumento di partecipazione alla vita aziendale, calando il concetto di innovazione nella pratica”.

Lo sviluppo dell’empatia nell’ambito delle aziende e dei contesti lavorativi è una sfida che caratterizza molte organizzazioni in questi anni. MTU ha accettato la sfida, consapevole di quanto questo passaggio possa rappresentare un importante moltiplicatore delle potenzialità dell’azienda.

“Sono rivoluzioni lente, e le resistenze possono essere anche molto forti se non si percepisce il beneficio potenziale:

si tratta di mettere in discussione abitudini e aspetti anche molto radicati nella nostra personalità e nel nostro comportamento. MTU è un’azienda che cura la crescita della persona attorno all’individuo stesso. Tutti i dipendenti hanno i loro percorsi, con i propri gap da colmare, i loro percorsi di crescita psicologica, emotiva, personale, professionale. C’è anche chi non vuole essere coinvolto, ponendosi di lato rispetto ad un percorso di crescita, ma tutti contribuiscono al risultato e al successo, sono tutti importanti.

L’innovazione nel campo delle Risorse Umane riguarda anche altre metodologie, il modo di fare le cose. Qui si rivela la scelta strategica di affiancare alle HR la gestione dei Sistemi. Stiamo mettendo a punto un metodo innovativo dal punto di vista dell’algoritmo che gestisce i rapporti e le funzioni lavorative, soprattutto dove statistica, benchmark e data management sono elementi determinanti. Questo tra l’altro si sposa benissimo con la digital transformation: disponibilità di informazioni, fruibilità di molti indici, strumenti tecnici disponibili.

Per quanto riguarda la parte di sistemi informativi, stiamo digitalizzando tutte le procedure principali, che oggi sono cartacee: dalla richiesta di acquisto alla valutazione di un fornitore, tutte le attività che comportano passaggio o storage di informazione vengono ora inserite in un gestionale che sarà in grado di monitorare e gestire ogni processo, con tempistiche di risoluzione e invio di alert e reminder. L’obiettivo è di avere tra un paio di anni un’azienda totalmente digitalizzata. L’innovazione si trasforma in accelerazione di processo aziendale anche negli aspetti già esistenti, e tutti vanno coinvolti nell’innovazione: per facilitare questo, organizziamo corsi specifici su innovazione e creatività per tutte le figure che si trovano in snodi importanti dell’organizzazione, con testimonianze, situazioni di laboratorio e corsi sulla metodologia del progetto. Tutte queste azioni andranno poi estese all’estero, con i manager dei vari stabilimenti che dovranno applicare questo metodo alle loro strutture. Tutti devono partecipare all’innovazione.

La piattaforma algoritmica di gestione sta per essere distribuita e andrà in uso dal 2019. La presenteremo a febbraio 2019 in India, in occasione dell’annuale meeting di gruppo sulle Risorse Umane. Grazie ad essa gestiremo in modo completamente integrato tutte le dinamiche di sviluppo del gruppo. Stesso strumento e informazioni alimentate da tutti. Con tutti questi percorsi in azione, si arriva a una mappatura delle conoscenze, una Knowledge Inventory, molto definita: sappiamo chi sa fare cosa, anche al di là delle più evidenti competenze tecniche o professionali. Conosciamo bene i profili delle nostre persone, anche con connotazioni gestionali e relazionali.

Possiamo sostenere di aver reso emotivamente intelligente un settore storicamente rigido come quello metalmeccanico,

rendendo sistemica l’intelligenza interna dei processi e delle strutture aziendali. Acquisendo anche un enorme know how procedurale, che ora è possibile sfruttare in modo intelligente e pervasivo”.

Il vantaggio competitivo.

PAOLO ZENONE, ALESSANDRO VENTURA, MARCO BENINCASA, DARIO BECCARI

L’attitudine all’innovazione, il pensiero strutturato, la pratica quotidiana di superamento e ricerca, portano a ottenere vantaggi competitivi che si rivelano in varie forme e contesti. “A volte l’innovazione segue percorsi tortuosi: strade che sembrano senza uscita in realtà permettono quell’allenamento al pensiero differente che si riverbera poi in tutta la nostra attitudine al lavoro.

Una palestra, che dovrebbe essere quotidiana”. Paolo Zenone ci racconta come MTU si sia trovata a sviluppare “un prodotto per impianti solari a concentrazione, dove l’applicazione standard è una applicazione con olio”. Alcuni anni fa il premio nobel Carlo Rubbia pensò di usare sali fusi al posto dell’olio, migliorando l’efficienza di questo tipo di impianti.

Abbiamo seguito questa teoria e sviluppato un prodotto, dopo qualche anno, e siamo stati gli unici al mondo. Il fatto è che noi siamo arrivati col nostro prodotto, ma il relativo mercato non si è mai sviluppato, visto che gli impianti solari con sali fusi hanno problematiche che ne hanno impedito la diffusione. Ne esiste solamente uno nel mondo, in costruzione in Cina. Per cui la tecnologia vecchia, ad olio, è ancora quella principale. Abbiamo innovato, ma progettato un prodotto non fruibile, non ancora vendibile. Saremmo i primi se questo mercato dovesse partire!

È stato comunque un investimento che ci ha permesso di fare delle escursioni in ambiti tecnologici a noi non consueti, modificando le nostre abitudini di lavoro, facendoci uscire dagli schemi: siamo bravi a lavorare con l’acqua, ma quando si parla di sali fusi (un fluido estremamente corrosivo, con temperature superiori ai 500° e pressioni superiori ai 20 bar) questo excursus è stato un ottima sfida, una buona palestra per uscire dalla propria comfort zone.

A volte l’innovazione non segue il mercato ma lo precede. “Quando l’azienda riesce ad adattare sé stessa, o dove si incontrano complete maturità di prodotto, lì viene fuori l’indole di sopravvivenza” racconta Alessandro Ventura. “Cosa che accade con il processo di elettrificazione del settore Automotive: inizialmente questo percorso poteva far pensare che la tenuta meccanica per l’impianto di raffreddamento nei motori elettrici non fosse più necessaria. Nella realtà dei fatti, in diverse tipologie di motori elettrici esistono diversi sistemi di raffreddamento, e là dove si vuole fare raffreddamento c’è necessità di una tenuta meccanica. Le caratteristiche di questo prodotto, per performance e dimensioni, sono completamente differenti dai nostri standard ma lavorando allo sviluppo delle nuove tenute ci siamo resi conto che i circuiti di raffreddamento nei motori elettrici si moltiplicavano: quello che sembrava un problema si è rivelato in realtà un’opportunità. Abbiamo capito che quanto vedevamo come la fine del mondo che conoscevamo, era l’inizio di una nuova fase:

la bravura di un’azienda è di farsi trovare pronta ad assecondare questi salti evolutivi, e lo si fa mantenendo sempre alta l’attenzione a tutte le potenziali innovazioni di prodotto.

Anche perché approcciando un nuovo settore, come in questo caso, ogni produttore interpreta il prodotto a modo suo, in assenza di benchmark possibili. La nota ulteriormente positiva è che i nostri prodotti sono decisamente differenti e si stanno mettendo in evidenza rispetto ai concorrenti”. Anche in situazioni particolari, congiunture storico — sociali complesse come quella che sta attraversando ora ad esempio il Brasile, è necessario lavorare sull’innovazione: “è una speranza di ripresa e sopravvivenza che si traduce in vantaggio futuro. L’innovazione è anche di atteggiamento e attitudine, predisposizione o preparazione” ci dice Dario Beccari. “Un modo per farci farci trovare in pole position quando il sistema paese dovesse ripartire”.

“In fondo tutta la storia di MTU si muove in un continuum di evoluzione e innovazione”, testimonia Marco Benincasa. “Dobbiamo continuare a fare ricerca: sulle tecnologie di base, sulle alleanze commerciali e produttive, trovando i contesti che necessitano di conoscenza specifica, in settori ad alto contenuto tecnologico dove la concorrenza low cost è più bassa. Sono molti i processi in corso: questo è davvero un sistema premiante”.

Il tempo libero come crescita collettiva

Dal 2017 è nata un’Associazione Culturale tra i dipendenti di MTU, per valorizzare il tempo libero di tutti coloro che interagiscono con la nostra azienda con attività ricreative, sportive e culturali. Vengono organizzate gare di tennis e volley, uscite in bicicletta, viaggi culturali e momenti di aggregazione. Inoltre per gli iscritti sono disponibili diverse convenzioni. Si possono iscrivere, per ora, solamente i dipendenti MTU, con lo status di socio allargabile anche a familiari per alcune attività. Ad oggi si contano già 150 iscritti. Ritrovarsi in contesti differenti dalle abituali mansioni lavorative aiuta a riconoscersi, scoprire interessi comuni, e spesso superare la naturale chiusura che mansioni e compiti differenti generano all’interno di un’organizzazione.


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